Recensione di “Tutti gli uomini che ho incontrato ma non sono mai uscito”: il cortometraggio queer sfida il concetto di “armadio”

La querelle per "l’armadio"

La rappresentazione queer nel cinema ha fatto molti passi avanti negli ultimi tempi, ma ci sono ancora molti trabelli da superare per creare uno spazio di espressione accettato per le persone LGBTQ+. In questo contesto, il cortometraggio "All the Men I Met But Never Dated" di Muneeb Hassan ci fa riflettere sulla complessità della questione e sulla diversità delle culture religiose.

Il film racconta la storia di Ali, un uomo musulmano che si innamora di un altro uomo, Oliver, in palestra. La loro relazione è segnata da un’indescrizione reciproca, ma Ali sembra avere paura di ciò che potrebbe pensare sua madre se lo vedesse parlare con Oliver al telefono di notte. La scena si sposta in una festa nel quartiere di Oliver, dove Ali si rifiuta di ballare con lui e di baciarlo, e Oliver decide di porre fine alla situazione e di parlare apertamente con Ali.

In questo modo, il cortometraggio esplora la quanto sia complesso il concetto di "l’armadio" per alcune persone, in particolare per quelli con background religioso. Per Ali, l’armadio è un luogo di conforto, non di prigione, e Huthise sxisce un conflitto interno sulla possibilità di esprimere se stesso senza mettere a rischio la sua famiglia e la sua comunità.

Questa rappresentazione del concetto di "l’armadio" è illuminante, specie per quelli che non apprendono della cultura islamica. In Asia meridionale, ad esempio, la cultura sulla famiglia e la religione è estremamente forte, e alcuni individui possono arrivare a scegliere di restare nella loro comunità piuttosto che essere più liberali e aperti.

La rappresentazione queer in Asia meridionale

La rappresentazione queer in Asia meridionale è ancora imbrancata, e molti film sono incentrati su storie non serie o su storie di persone provenienti dal primo mondo. Il cortometraggio "All the Men I Met But Never Dated" è un esempio di come storie queer possano emergere anche dalle culture più diverse.

Il film "Joyland" di Saim Sadiq, ad esempio, racconta la storia di un giovane uomo che si innamora di un’altra maschio in Pakistan, mentre "Neela Nira Sooriyan" di Sindha Agha descrive la storia di un uomo gay che lotta per accettare se stesso in Bangladesh. Film come questi ci portano a riflettere sulla complessità della questione queer e sulla diversità delle culture religiose e culturali.

In sintesi, "All the Men I Met But Never Dated" è un must-see per chi vuole comprendere la complessità del concetto di "l’armadio" e la rappresentazione queer in Asia meridionale. Il film ci aiuta a capire che la stranezza può esistere in diverse forme e culture, e che è fondamentale creare uno spazio di espressione accettato per tutte le persone.

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